Победители

Премия Стрезы в области художест...
Federica Manzon 5.0
Tre giorni dura il ritorno a Trieste di Alma, che dalla città è fuggita per rifarsi una vita lontano, e ora è tornata per raccogliere l’imprevista eredità di suo padre. Un uomo senza radici che odiava il culto del passato e i suoi lasciti, un padre pieno di fascino ma sfuggente, che andava e veniva al di là del confine, senza che si potesse sapere che lavoro facesse là nell’isola, all’ombra del maresciallo Tito “occhi di vipera”. A Trieste Alma ritrova una mappa dimenticata della sua vita. Ritrova la bella casa nel viale dei platani, dove ha trascorso l’infanzia grazie ai nonni materni, custodi della tradizione mitteleuropea, dei caffè colti e mondani, distante anni luce dal disordine chiassoso di casa sua, “dove le persone entravano e se ne andavano, e pareva che i vestiti non fossero mai stati tolti dalle valigie”. Ritrova la casa sul Carso, dove si sono trasferiti all’improvviso e dove è arrivato Vili, figlio di due intellettuali di Belgrado amici di suo padre. Vili che da un giorno all’altro è entrato nella sua vita cancellando definitivamente l’Austriaungheria. Adesso è proprio dalle mani di Vili, che è stato “un fratello, un amico, un antagonista”, che Alma deve ricevere l’eredità del padre. Ma Vili è l’ultima persona che vorrebbe rivedere. I tre giorni culminanti con la Pasqua ortodossa diventano così lo spartiacque tra ciò che è stato e non potrà più tornare – l’infanzia, la libertà, la Jugoslavia del padre, l’aria seducente respirata all’ombra del confine – e quello che sarà. Federica Manzon scrive un romanzo dove l’identità, la memoria e la Storia – personale, familiare, dei Paesi – si cercano e si sfuggono continuamente, facendo di Trieste un punto di vista da cui guardare i nostri difficili tentativi di capire chi siamo e dov’è la nostra casa.
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Matteo B. Bianchi 0.0
"Quando torni io non ci sarò già più." Sono le ultime parole di S. a Matteo, pronunciate al telefono in un giorno d'autunno del 1998. Sembra una comunicazione di servizio, invece è un addio. S. sta finendo di portare via le sue cose dall'appartamento di Matteo dopo la fine della loro storia d'amore. Quel giorno Matteo torna a casa, la casa in cui hanno vissuto insieme per sette anni, e scopre che S. si è tolto la vita. Mentre chiama inutilmente aiuto, capisce che sta vivendo gli istanti più dolorosi della sua intera esistenza.

Da quegli istanti sono passati quasi venticinque anni, durante i quali Matteo B. Bianchi non ha mai smesso di plasmare nella sua testa queste pagine di lancinante bellezza.

Nei mesi che seguono la morte di S., Matteo scopre che quelli come lui, parenti o compagni di suicidi, vengono definiti sopravvissuti. Ed è così che si sente: protagonista di un evento raro, di un dolore perversamente speciale. Rabbia, rimpianto, senso di colpa, smarrimento: il suo dolore è un labirinto, una ricerca continua di risposte - perché l'ha fatto? -, di un ordine, o anche solo di un'ora di tregua. Per placarsi tenta di tutto: incontra psichiatri, pranoterapeuti, persino una sensitiva. E intanto, come fa da quando è bambino, cerca conforto nei libri e nella musica. Ma non c'è niente che parli di lui, nessuno che possa comprenderlo.

Lentamente, inizia a ripercorrere la sua storia con S. - un amore nato quasi per sfida, tra due uomini diversi in tutto -, a fermare sulla pagina ricordi e sentimenti, senza pudore. Ecco perché oggi pubblica questo libro, perché allora avrebbe avuto bisogno di leggere un libro così, sulla vita di chi resta. Ma c'è anche un altro motivo: "In me convivono due anime" scrive, "la persona e lo scrittore". La persona vuole salvarsi, lo scrittore vuole guardare dentro l'abisso. Per vent'anni lo scrittore che c'è in Matteo ha cercato la giusta distanza per raccontare quell'abisso. E quando si è trovato nel punto di equilibrio, da lì, da quella posizione miracolosa, ha scritto queste parole, che, seppur lucidissime, sgorgano con la forza e la naturalezza dell'urgenza. Ciò che stiamo consegnando nelle mani di chi legge è un dono, sì, ma un dono di straordinaria gravità. Eppure, ognuna di queste pagine contiene un germe di futuro, la testimonianza di come, persino nelle pieghe di un dolore indicibile, la scrittura possa ancora salvare.
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Фабио Стасси 0.0
Se le avventure di Geppetto, il creatore di Pinocchio, fossero del tutto diverse da come le conosciamo? Se accanto alle peripezie del burattino che si è fatto bambino vi fossero anche quelle di un padre che tanto ha voluto un figliolo da costruirselo con le proprie mani?
Fabio Stassi ha scritto una storia nuova a partire da una storia classica, quella di uno dei più grandi romanzi della letteratura italiana. Nelle sue pagine l’anziano falegname diviene un uomo febbrile animato dal desiderio della paternità, vittima di uno scherzo crudele dei suoi concittadini. Le gesta del burattino, buffe, drammatiche, violente, si mischiano alle sue avventure, a loro volta sorprendenti e a tratti sconcertanti. L’uomo Geppetto sembra uscire dalla fiaba per grandi e piccini di Collodi e spostarsi su un palcoscenico contemporaneo dove la povertà, la malattia, il bisogno di amore, la crudeltà e il riscatto sono al centro della scena, motore concreto dell’azione. Così Geppetto diventa il ritratto di un uomo introverso e temerario, candido e visionario, che si accinge ad affrontare il mondo e a scoprirlo di nuovo, inseguendo il sogno di una creatura che sia carne della sua carne, in cui riversare le emozioni e l’affetto che porta dentro. Ma quel mondo lo disprezza e lo deride, rivelando tutta la sua ferocia in una condanna impietosa della solitudine e della diversità.
In Mastro Geppetto Stassi si abbandona con evidente piacere a uno dei suoi grandi talenti, quello di plasmare la materia reale e immaginaria delle storie e dei personaggi per trarne un racconto che affonda le radici nel desiderio e nella fantasia, producendo la metamorfosi che trasforma la finzione dell’arte letteraria nella verità più luminosa e commovente, più dolorosa e umana.
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Джозуэ Калачура 0.0
Un irrequieto adolescente fugge dalla madre, dagli obblighi quotidiani, dal villaggio povero e opprimente, e si mette alla ricerca del padre. In realtà insegue il suo passato, la comprensione del mistero della sua nascita, degli enigmi della sua infanzia, perché la madre è silente, forse non ricorda, o forse non vuole parlare. Solo il padre potrebbe fare il miracolo di restituirgli la memoria. Ma il padre non c’è più, ha abbandonato la famiglia. Il nome di quel ragazzo è Gesù, Maria e Giuseppe i genitori, Nazaret e la Galilea lo spazio delle sue avventure, del suo bisogno di amore, del dolore e della timidezza che sempre lo accompagnano. E il Gesù di Calaciura è un giovanissimo viandante in un cammino pieno di sorprese, passioni e tradimenti, dolcezza e violenza. Attorno a lui uomini e donne che sono figli di una terra con leggi spietate, il feroce dominio romano con la sua inarrivabile macchina bellica e governati va, l’autorità religiosa e morale dei sacerdoti, l’arroganza e lo sfarzo dei ricchi, la brutalità di chi si pone al di fuori della società e depreda i più deboli, la disperazione di chi non trova nemmeno un’oliva per nutrirsi o una pozza per dissetarsi. È un tempo inquieto, stravolto da cambiamenti profondi, il nuovo e il vecchio, l’antico e il moderno collidono e si sgretolano, nessuno più di un ragazzo tormentato dal desiderio e dall’ansia del futuro è capace di avvertire il battito sotterraneo di una rivoluzione in arrivo. Di cui, senza davvero volerlo, sarà protagonista. Strutturato quasi come un feuilleton, punteggiato di colpi di scena, innervato da una tensione costante, il romanzo di Calaciura racchiude in sé l’impeto dell’avventura e dell’epica, l’intrigo familiare, la paranoia del sospetto, la tensione del mistero irrisolvibile. Vi si ritrovano molti dei suoi temi: l’infanzia e la difficoltà di crescere, l’innocenza delle creature più fragili, la miseria morale degli adulti, l’irruenza dell’eros. Ma qui si radicalizzano, fino al punto di contaminare e reinventare una delle storie più grandi mai raccontate.
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Мелания Маццукко 0.0
Nel maggio del 1624 un uomo accompagna la figlia sulla spiaggia di Santa Severa, dove si è arenata una creatura chimerica. Una balena. Esiste anche ciò che è al di là del nostro orizzonte, è questo che il padre insegna a Plautilla. Una visione che contribuirà a fare di quella bambina un’artista, misteriosa pittrice e architettrice nel torbido splendore della Roma barocca. Melania Mazzucco disegna un grande ritratto di donna tornando alle sue passioni di sempre, il mondo dell’arte e il romanzo storico.

Giovanni Briccio è un genio plebeo, osteggiato dai letterati e ignorato dalla corte: materassaio, pittore di poca fama, musicista, popolare commediografo, attore e poeta. Bizzarro cane randagio in un’epoca in cui è necessario avere un padrone, Briccio educa la figlia alla pittura, e la lancia nel mondo dell’arte come fanciulla prodigio, imponendole il destino della verginità. Plautilla però, donna e di umili origini, fatica a emergere nell’ambiente degli artisti romani, dominato da Bernini e Pietro da Cortona. L’incontro con Elpidio Benedetti, aspirante scrittore prescelto dal cardinal Barberini come segretario di Mazzarino, finirà per cambiarle la vita. Con la complicità di questo insolito compagno di viaggio, diventerà molto più di ciò che il padre aveva osato immaginare. Melania Mazzucco torna al romanzo storico, alla passione per l’arte e i suoi interpreti. Mentre racconta fasti, intrighi, violenze e miserie della Roma dei papi, e il fervore di un secolo insieme bigotto e libertino, ci regala il ritratto di una straordinaria donna del Seicento, abilissima a non far parlare di sé e a celare audacia e sogni per poter realizzare l’impresa in grado di riscattare una vita intera: la costruzione di una originale villa di delizie sul colle che domina Roma, disegnata, progettata ed eseguita da lei, Plautilla, la prima architettrice della storia moderna.
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Elena Loewenthal 0.0
La memoria è fatta di dettagli, parole, piccoli cortocircuiti. Il ricordo più bizzarro e remoto riaffiora in un certo cibo, in un taglio di luce londinese che pure nulla ha a che vedere con il bagliore abbacinante del deserto, oppure mentre si risponde al telefono, che anche senza più fili continua a unire chi ha scelto di andare lontano e chi si è fatto portare lontano da qualcun altro. Tutto è cominciato lì, a Baghdad, all'inizio del Novecento, o forse qualche millennio prima; a Baghdad, dove Flora, Ameer e Violette sono rimasti giovanissimi e soli quando Norma, madre inquieta destinata a mutarsi in matriarca senza età, è partita, prima di tutti gli altri, per inventarsi un'altra vita oltreoceano. New York, Milano, Gerusalemme, Londra, Haifa, Teheran, Madrid: il mondo è piccolo per chi ha la diaspora nel sangue e sa già, sa da sempre che ci sono viaggi senza ritorno. Miraggi e incontri, scorci di storia e storie minime si compongono in un grande affresco che attraversa un secolo e oltre: un romanzo intriso di nostalgia e umorismo, delusioni e speranze per una famiglia di ebrei di Baghdad che affronta a testa alta un destino collettivo di viaggio, sradicamento e - forse - riconciliazione.
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Carolina Orlandi 0.0
«Un mese prima, David guardò mia madre negli occhi e le disse: "Avevi ragione. Se scampo questa, lascio tutto e inizio a fare solo quello che mi dici tu".» Ma la sera del 6 marzo 2013 David Rossi, influente responsabile dell'area comunicazione del Monte dei Paschi di Siena, precipita dalla finestra del suo ufficio nella storica sede della banca, nel pieno dello scandalo che ne avrebbe segnato il declino. La sua morte viene archiviata come suicidio, anche se fin dall'inizio emergono aspetti inquietanti nella dinamica della caduta e nei suoi retroscena: contraddizioni, dettagli controversi, reticenze, imperdonabili leggerezze.

Se tu potessi vedermi ora è un memoir bruciante, scritto nel nome del padre, il gesto necessario di una figlia per dissipare le ombre di una vicenda che, se per molti è soltanto cronaca, per lei è la vita stessa, da quando, sedici anni prima, David vi è entrato come marito di sua madre. Una vita privata e poi, traumaticamente, pubblica, in cui tutte le certezze sono diventate domande.

Carolina, oggi venticinquenne, consegna una parte finora invisibile della storia di David Rossi, raccontandolo dall'interno, come padre, marito e uomo: colto, ironico, integro e taciturno, con le sue passioni e i fantasmi che lo circondavano nei giorni prima della fine. E lo fa con gli occhi asciutti di chi è già abituato a lottare e vuole conoscere la verità. I ricordi personali si mescolano alle indagini giudiziarie e l'amaro stupore si trasforma in forza e consapevolezza a mano a mano che inizia a occuparsi della vicenda in prima persona.

La disamina di ogni particolare fuori posto - le telefonate misteriose, i foglietti attraverso i quali David le parlava, gli abiti distrutti, il computer violato, i probabili «testimoni» ancora senza volto della sua agonia - si fonde con l'elaborazione impossibile di un lutto e il silenzio di una città intera, Siena, fino ad assumere i drammatici contorni del primo incontro di una giovane ragazza con la crudeltà e l'ingiustizia del mondo.

«Una sera, a tavola, ti ho chiesto come mi sarei dovuta muovere, un giorno, se avessi voluto scrivere un libro. E tu, con aria apparentemente disinteressata, mi hai detto: "Intanto per scrivere un libro bisogna aver qualcosa da raccontare". Quella sera la presi come una mancanza di fiducia nei miei confronti. Oggi io racconto la più dura delle storie. La tua.»
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Domenico Dara 0.0
Sono passati gli anni, e a Girifalco le vite seguitano a orbitare come corpi celesti, traiettorie che s'intersecano e si allontanano rispondendo alle misteriose leggi dell'universo. Tutte le vite tranne alcune, a cui un fato beffardo sembra aver sottratto il movimento e le illusioni.
Lulù il pazzo vaga per il paese suonando le foglie, in attesa che màmmasa ritorni per ascoltare il suo valzer. Archidemu Crisippu coltiva l'indifferenza verso il mondo, che a don Venanzio, invece, interessa soltanto coltivare il piacere dei sensi. Cuncettina 'a sìcca sospira al figlio mai nato, mentre Angeliaddu desidera il padre che non ha mai avuto. E non c'è giorno che Mararosa non maledica Rorò, per averle rubato l'amore della vita.
La mattina dopo san Lorenzo, notte delle stelle, arriva a Girifalco un circo. Non è di quelli che si fermano di tanto in tanto; è una carovana avvolta da un'aura incantata, un corteo sfavillante di elefanti e domatori, trapezisti, lanciatori di coltelli e illusionisti. La novità scuote la gente ed eccita gli animi, e cambierà per sempre le sorti dei sette protagonisti del romanzo.
Domenico Dara torna nel luogo del suo fortunato esordio – Girifalco, paese reale e insieme suggestiva Macondo magnogreca – per raccontare una storia di destini sovvertiti e miracoli terreni, una fiaba letteraria che invita a guardare la realtà oltre le comuni apparenze.
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Carmine Abate 0.0
«Il primo a partire fu Carmine Leto, il nonno paterno di cui porto il nome.» Comincia così la nuova saga di Carmine Abate che abbraccia quattro generazioni della famiglia Leto, più di un secolo di storie e tre continenti. Come La collina del vento era la storia di una famiglia che rimane e resiste, così La felicità dell'attesa racconta i destini – più che mai attuali – di quanti lasciarono le sponde del Mediterraneo per cercare fortuna altrove, approdando nella "Merica Bona": una terra dura eppure favolosa, di polvere e grattacieli, sfide e trionfi.

È qui, negli States, che un ragazzo partito nel 1903 dal paese arbëresh di Carfizzi, la mitica Hora di Abate, può diventare un campione di bowling noto in tutto il mondo: Andy "The Greek" Varipapa. Proprio lui è il mentore di Jon Leto, l'uomo che parte tre volte: per vendetta, per amore e per lavoro. A Los Angeles, grazie a Andy, Jon incontrerà una giovane donna circonfusa di un fascino magnetico, come il neo ammaliatore sulla sua guancia sinistra: Norma Jeane, non ancora nota con il nome che la renderà un mito...

Carmine Abate dà vita a una grandiosa epopea tra l'Italia e il "mondo grande", che ancora una volta scava nella nostra memoria collettiva e ci racconta di uomini e donne coraggiosi: dal capostipite Carmine Leto, con la sua moglie americana, al figlio Jon e al nipote Carmine, il narratore della storia, che segue le tracce segrete del proprio padre; dal duro lavoro nelle miniere del Meridione alle speranze di riscatto nella "terra promessa" oltreoceano; dalle straordinarie donne del passato a quelle di oggi, come Lina Leto, irrequieta e ribelle, e la figlia Lucy, che ai giorni nostri torna inaspettatamente al paese per riscoprire le proprie radici.

Sostenuta da una lingua ricca, fedele all'impasto pieno di sapore che da sempre caratterizza la prosa di Abate, e insieme scandita da un ritmo incalzante, cinematografico, sulle pagine prende forma un'indagine narrativa corale che ha il passo serrato di un giallo – e infatti ruota intorno al mistero di una morte da vendicare – ma che è soprattutto un appassionato apologo sulle partenze e i ritorni, sugli strappi e i sotterranei legami tra le generazioni, sui tempi della vita e sull'amore che può sopravvivere alla morte.
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Лоренцо Мароне 4.1
Его зовут Чезаре Аннунциата, ему семьдесят семь лет, и семьдесят два года и сто одиннадцать дней жизни он пустил коту под хвост.

Но теперь пришло время жить на полную катушку!

Наслаждаясь жизнью, он с удовольствием болтает все подряд – о себе, жене и любовницах, о чокнутых соседях и взрослых детях.

Однако когда появляется загадочная соседка Эмма, Чезаре сразу хочется ей помочь. Может быть, потому, что она замужем за сомнительным человеком. А может быть, все дело в том, что она напоминает ему о самой большой тайне его жизни.
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Валентина Д'Урбано 0.0
È un mattino di pioggia gelida quello in cui Fortuna torna a casa. Sono passati dieci anni dall’ultima volta, ma Roccachiara è rimasto uguale a un tempo: un paesino abbarbicato alle montagne e a precipizio su un lago, le cui acque sembrano inghiottire la luce del sole. Fortuna pensava di essere riuscita a scappare, di aver finalmente lasciato il passato alle spalle, spezzato i legami con ciò che resta della sua famiglia per rinascere a nuova vita, lontano. Ma nessun segreto può resistere all’erosione dell’acqua nera del lago.
A richiamarla a Roccachiara è un ritrovamento, nel profondo del bosco, che potrebbe spiegare l’improvvisa scomparsa della sua migliore amica, Luce. O forse, a costringerla a quel ritorno è la forza invisibile che, nonostante tutto e tutti, ha sempre unito la sua famiglia: tre generazioni di donne tenaci e coraggiose, ognuna a suo modo. E forse, questa volta, è giunta l’ora che Fortuna dipani i segreti nascosti nella storia della sua famiglia. Forse è ora che capisca qual è la natura di quella forza invisibile, per riuscire a darle un nome. Sperando che si chiami amore.
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Lidia Ravera 0.0
Iris ha 79 anni, una figlia intelligentissima e antipatica, che parla esclusivamente con Dio, e una nipote bellissima e ignorante, che trae vantaggio dalle passioni degli uomini. Vive sola ed è in ottima salute, ma quando, per risolvere una decorosa miseria ormai intollerabile, vende la nuda proprietà della casa in cui abita, incomincia a pensare alla morte. È perchè ha scommesso sulla sua aspettativa di vita? Lo chiede a Carlo, lo psicoanalista che lavora al pianterreno e, da tre anni, prende il caffè con lei al bar di fronte. Carlo è una buona conoscenza, una consuetudine, quasi un amico. È lui che le consiglia di tenere un diario per contenere e disinnescare quei sintomi minacciosi. Iris esegue. Prima è cauta, racconta le sue paure per dominarle. Ma poi finisce per raccontare anche altro. E si scopre innamorata di Carlo. Anche questo è un sintomo, ma siamo portati a pensare che sia sintomo di una malattia giovanile. È così? Esiste una scadenza per l’eros, un inverno del nostro desiderio? Oppure è uno dei tanti stereotipi che ci obbligano a rinunciare alla vita? Contro ogni previsione Iris e Carlo vivranno la loro storia d’amore. Impareranno a guardarsi l’un l’altra, e a guardare il tratto di strada che devono ancora percorrere, approfittando della luce più suggestiva. Quella del tramonto. Con Piangi pure Lidia Ravera racconta una storia struggente e divertente, in cui l’età avanzata dei protagonisti diventa l’occasione per un rinnovato inno alla vita, un ritratto di signora straordinario, commovente, gioioso.
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Франческа Меландри 0.0
L'isola si scorge da lontano. Il mare ha il colore del verderame, la macchia tutt'intorno emana un profumo speziato, i raggi del sole, anche ora che l'estate è finita, scaldano i pochi passeggeri arrivati con la motonave. Tra loro ci sono Luisa, gambe da contadina e sguardo tenace, e Paolo, ex professore di filosofia con un peso nel cuore. Salgono su un furgone, senza smettere di fissare le onde. Quella bellezza però non li culla, li stordisce. Non sono in vacanza. Sono diretti al carcere di massima sicurezza dell'Isola: lei, oltre il vetro del parlatorio, vedrà un marito assassino, lui un figlio terrorista. Ogni volta le visite acuiscono il senso di lutto che li avvolge. E sono soli nel dolore: siamo alla fine degli anni Settanta e per loro non ci può essere pietà pubblica. Il maestrale li blocca sull'Isola dove li scorta Nitti, un agente carcerario che cela un'inaspettata verità. Dopo il loro incontro, le esistenze di Paolo e Luisa non saranno più le stesse. Con questo romanzo Francesca Melandri continua la sua ricerca tra gli interstizi della storia, raccontandoci anni che pesano anche se li vogliamo lontani, inattuali. Il suo sguardo recupera le vite dei parenti dei colpevoli, vittime a loro volta ma condannate a non essere degne di compassione. E le accompagna fino a una notte in cui i destini che sembravano scritti si prendono la loro rivincita.
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Bruno Arpaia 0.0
L'energia del vuoto, finalista al Premio Strega 2011. E' notte, su un'autostrada svizzera. Una macchina procede a velocità sostenuta, diretta a Marsiglia. A bordo un uomo, Pietro Leone, funzionario dell'Onu a Ginevra. Accanto a lui dorme il figlio Pietro, una console stretta tra le mani, i jeans a vita bassissima come ogni adolescente che si rispetti. I due sono in fuga, da non si sa bene cosa. La sola cosa che Pietro sa è che da giorni qualcuno sta tenendo sotto controllo i movimenti suoi e della sua famiglia e che la moglie Emilia, ricercatore al Cern, è scomparsa da casa da qualche giorno. La donna stava lavorando, con un gruppo di fisici spagnoli, a un rivoluzionario calorimetro per decifrare le energie di fotoni ed elettroni...
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Francesco Carofiglio 0.0
Vincenzo Lauria torna in Italia in occasione della morte del padre. Da molti anni vive a New York dove fa il giornalista. Resterà ad Aquilana, il piccolo paese dell’entroterra lucano che ha abbandonato da ragazzo, solo il tempo necessario a sbrigare le pratiche della successione. I giorni trascorsi nella casa della sua infanzia risvegliano inquietudini lontane. Tutto, intorno a Vincenzo, sembra avvolgersi nell’aura misteriosa di una realtà parallela in cui si muovono i fantasmi di un’altra vita. E così riaffiorano i ricordi di una terra arcana, matrigna, le pratiche magiche, le paure e i segreti inconfessabili. Quasi un’eco minacciosa, che risuona nel paesaggio desolato della valle. Finché, la notte prima della partenza, un evento sconcertante costringerà Vincenzo alla resa dei conti con il suo passato.
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Giuseppe Conte 0.0
Il romanzo racconta la storia di una donna che vive nel I secolo dopo Cristo, una donna come tante altre, ma a cui il destino riserva il più straordinario degli incontri. Sorpresa in flagrante adulterio una mattina d'ottobre a Gerusalemme, viene trascinata al Tempio di Salomone per essere lapidata. Ma al Tempio c'è il Maestro Yoshua ben Yossef, in seguito noto come il Cristo, che se ne sta a scrivere parole misteriose sulla polvere mentre la folla è in tumulto, e la salva dalla lapidazione e la perdona. Chi era questa donna, di cui il Vangelo secondo Giovanni non dice assolutamente nulla? È a lei, all'adultera madre di tutte le adultere, che Giuseppe Conte dà la parola, in una trepidante e commossa prima persona. Il lettore conosce così tutte le sfumature della sua sensibilità e della sua anima di donna e di amante, una donna qualunque del suo tempo con le passioni e le emozioni delle donne di ogni tempo, che vede la sua vita spezzata in due da quell'incontro.
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Андреа Фациоли 0.0
La Svizzera sembra un luogo lindo e tranquillo, ma sotto la superficie strisciano inganni, delitti e soldi, tanti soldi. Tra i misteri elvetici si aggira anche Elia Contini, un investigatore privato che lavora a Lugano, ma che ogni sera se ne torna a casa in un villaggio di montagna, dove gli piace osservare le volpi che abitano nel bosco. Una vita che scorre più o meno uguale, finché un giorno è costretto a scontrarsi con un mistero che lo riguarda da vicino: quello di un paese sommerso dall'acqua per la costruzione di una diga. Il paese nel quale era cresciuto. Da allora molte cose sono cambiate. Però c'è chi ancora non ha dimenticato: qualcuno che vuole tornare indietro, vuole rivedere i volti del passato, e per farlo è disposto a uccidere. Tra gli squali dell'alta finanza, in un Canton Ticino addormentato dalla neve, toccherà proprio a Contini dipanare il mistero. Combattendo fino all'ultimo per salvare se stesso e tutto ciò che ama.
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Паоло Румиз 0.0
Un viaggio di settemila chilometri che cavalca la gobba montuosa della balena-Italia lungo Alpi e Appennini, dal Golfo del Quarnaro (Fiume) a Capo Sud (punto più meridionale della Penisola). Parte dal mare, arriva sul mare, naviga come un transatlantico con due murate affacciate sulle onde ed evoca metafore marine, come di chi veleggia - o forse vola - in un immenso arcipelago emerso. Trovi valli dove non esiste l'elettricità, incontri grandi vecchi come Bonatti o Rigoni Stern, scivoli accanto a ferrovie abitate da mufloni e case cantoniere che emergono da un tempo lontanissimo, conosci bivacchi in fondo a caverne e santuari dove divinità pre-romane sbucano continuamente dietro ai santi del calendario. E poi ancora ti imbatti in parroci bracconieri, custodi di rifugi leggendari, musicanti in cerca di radici come Francesco Guccini o Vinicio Capossela. Un'Italia di quota, poco visibile e poco raccontata. Le due parti - o forse i due "libri", alla maniera latina - del racconto, Alpi e Appennini, hanno andatura e metrica diverse. Le Alpi sono pilastri visibili, famosi; sono fatte di monoliti ben illuminati e percorse da grandi strade. Gli Appennini no: sono arcani, spopolati, dimenticati, nonostante in essi si annidi l'identità profonda della nazione. Questo possente racconto di "monti naviganti" è cominciato sul quotidiano "la Repubblica" ed è diventato quello che oggi è, un poema di uomini e luoghi, impreziosito da una storia "per immagini" della fotografa Monika Bulaj, che ha seguito Paolo Rumiz in alcune tappe di questa avventura.
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Марко Сантагата 0.0
«Bubi è il nome del desiderio.» È questa la frase che una mattina d'inverno risuona in un'aula dell'università di Ginevra, mentre il professor Fabio Cantoni spiega un sonetto di Petrarca a un gruppo di studenti. Ma è stato solo un lapsus: il professor Cantoni voleva dire «Laura», naturalmente. Eppure il fatto che proprio quel nome e proprio in quel momento sia affiorato dalla memoria deve avere un senso; sarà, la sua, una lezione impudica – molto più di quanto possano immaginare gli studenti, che pure lo ascoltano, attoniti, parlare di amore, di vecchiaia, di desiderio, di malinconia. Nella mente di Fabio Cantoni i versi di Petrarca si confondono con le parole ingenue e appassionate delle canzoni degli anni Sessanta, che gli parlano di un amore adolescenziale e di una ragazza bionda e sottile, tanto più seducente quanto più segreta, sfuggente, tormentata. Era stato attraverso di lei che Fabio aveva imparato a capire e ad amare la poesia; ed era stata la sconvolgente scoperta del dramma che Bubi nascondeva a fargli provare per la prima volta il sapore acre della sofferenza. Forse, alla fine di questa giornata d'inverno diversa da tutte le altre, il professor Cantoni scoprirà che è proprio l'aver accettato la nostalgia e il dolore di cui è costituita la memoria a permettergli di stabilire un rapporto nuovo con la sua vita presente, e la futura.
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Maurizio Cucchi 0.0
"Che razza di pensieri, che racca di tentazioni mi passano per la testa?!" si domanda Pietro, il protagonista del romanzo, distraendosi mentre legge Il cappotto di Gogol. Per aggiungere subito "... sono qui a dannarmi l'anima e non è successo niente, proprio tutto sta nella mia testa".Può essere che la smania, il subbuglio interiore, la vertigine che, prima sottilmente, in maniera appena fastidiosa, e poi con un'accelerazione drammatica inarrestabile, scuotono la vita quotidiana di Pietro siano tutti nella sua testa, certo è che le conseguenze presto cominciano a manifestarsi anche all'esterno, e creano nella sua ragazza, nei suoi amici, in tutti coloro che con lui vengono a contatto, stupore, inquietudine, sgomento.Il bisogno che in alcuni momenti afferra Pietro e lo costringe a dire ciò che pensa, accentuandone la sgradevolezza, a compiere gesti apparentemente assurdi, senza il consueto filtro dell'educazione, delle convenzioni, del grigio quieto vivere o della pura e semplice ragione, non può non avere una deriva tragica. Maurizio Cucchi racconta il passaggio da un sentimento di solidale pietà nei confronti della condizione umana più autentica e indifesa, più nobilmente inerme, alla crudeltà e al delirio dell'aggressione.Quella di Pietro si può forse definire come una sorta di pietà crudele. Romanzo al tempo stesso filosofico e realistico, condotto con estrema lucidità teorica e con assoluta concretezza, Il male è nelle cose rappresenta una situazione nella psiche che sta sul sottilissimo confine tra follia e normalità.
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Антония Арслан 0.0
Ispirato ai ricordi familiari dell'autrice, il racconto della tragedia di un popolo "mite e fantasticante", gli armeni, e la struggente nostalgia per una terra e una felicità perdute. La masseria delle allodole è la casa, sulle colline dell'Anatolia, dove nel maggio 1915, all'inizio dello sterminio degli armeni da parte dei turchi, vengono trucidati i maschi della famiglia, adulti e bambini, e da dove comincia l'odissea delle donne, trascinate fino in Siria attraverso atroci marce forzate e campi di prigionia. In mezzo alla morte e alla disperazione, queste donne coraggiose, spinte da un inesauribile amore per la vita, riescono a tenere accesa la fiamma della speranza; e da Aleppo, tre bambine e un "maschietto-vestito-da-donna" salperanno per l'Italia...
Премия Стрезы в области художест...
Симонетта Хорнби 0.0
Un racconto che si muove a spirale intorno alla figura di Maria Rosalia Inzerillo, conosciuta come "la Mennulara". Ora e morta e tutto il paese di Roccacolomba si chiede chi e stata davvero. Tutti ne parlano, tutti hanno in qualche modo avuto a che fare con lei, tutti sanno e non sanno, c'e chi la odia e la maledice e chi la ricorda con gratitudine se non con venerazione. Ne parlano soprattutto gli Alfallipe, del cui patrimonio la Mennulara e stata sempre oculata amministratrice. Le voci che rimbalzano dal passio serale alle portinerie ingigantiscono e intorbidano le trame di quella donna che rabbia, passione, intelligenza hanno portato cosi in alto da tenere in pugno una famiglia di proprietari terrieri, un boss mafioso, un intero paese.
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Диего Марани 0.0
An inventive tale of a long-lost language and culture, forgotten but for a single man.

He felt a shiver run down his spine when he heard the lateral fricative with labiovelar overlay ring out loud and clear in the chill air…It set forgotten follicles stirring in the soft part of his brain, disturbing liquids that had lain motionless for centuries, arousing sensations not made for men of the modern world.

Ivan grew up in a gulag and held his dying father in his arms. Since then he has not uttered a word. He has lived in the wild, kept company only by the wolves and his reindeer-skin drum. He is the last of an ancient Siberian shamanic tribe, the Vostyachs, and the only person left on earth to know their language.

But when the innocent wild man Ivan is found in the forests by the lively linguist Olga, his existence proves to be a triumphant discovery for some, a grave inconvenience for others. And the reader is transported into the heart of the wildest imagination.
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Роберто Пацци 0.0
Depois de meses em que os cardeais reunidos em Roma nao chegam a um acordo sobre a eleicao do novo Papa, estranhos boatos comecam a surgir. Um cardeal morre de forma misteriosa, outro tenta fugir, ameacando a paz do Vaticano e o destino da Igreja. Em Conclave o aclamado escritor italiano Roberto Pazzi faz de um evento historico do Ocidente a ocasiao para uma indiscreta radiografia da nossa sociedade.
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Alberto Bevilacqua 0.0
La polvere sull'erba è il primo romanzo di Alberto Bevilacqua, scritto nel 1955 ma rimasto inedito fino al 2000, anno in cui viene pubblicato nei Tascabili Einaudi. «Grande artista, il Bevilacqua anno 1955», commenta Giovanni Pacchiano sulle pagine del «Corriere della sera». «Una straordinaria densità, innanzitutto stilistica», gli fa eco Stefano Giovanardi su «L'Espresso». «Un'opera quale da tempo non era dato imbattersi nel panorama della narrativa italiana contemporanea», scrive Ferruccio Parazzoli su «Famiglia cristiana».
Le ragioni per cui il romanzo rimase così a lungo inedito sono complesse. Nel 1955 Sciascia ne lesse il dattiloscritto: ne rimane scosso e turbato, nonché sorpreso che sia opera di un giovane meno che ventenne. Vorrebbe pubblicarlo, ma il clima censorio glielo impedisce. «Il libro, - scrive Sciascia, - porta alla luce scorci di un periodo terribile, molte premonizioni sugli anni che credo ci attendano, in un'Italia intollerante e meschina che, cessata la guerra, finge di ritenere che ogni dramma e conflitto sia finito, e ignora con soddisfazione certe scandalose colpe attentamente occultate da chi ne ha tutto l'interesse... Con l'illusione che sia iniziata l'età dell'oro che, per prosperare, non ha più bisogno di ombre sulle coscienze».
Le vicende del Triangolo Rosso, ossia delle vendette incrociate fra ex partigiani ed ex repubblichini - fino alla babele di ideologie e colori, nonché ai tragici mesi che prolungano una guerra soprattutto civile -, era materia troppo scabrosa per un'Italia «attraversata dal terrore della verità».
Le vicende di Giorgio, partigiano sbandato; di Bianca Ghirardini, angelo e demone insieme, vittima delle sue passioni carnali; di Marco Ridolfi, acrobata della parola, eroe leggendario; di Rosa Balestri, infame torturatrice repubblichina; dei mitici Strioni e gitani; della toccante madre Chimera, e di altri personaggi dalla vena ironica, s'impongono per la loro forza e per la memoria e il presente cui rimandano. E cosí La polvere sull'erba fa conoscere al lettore il segreto viaggio che porta all'Italia di oggi: un viaggio in cui i protagonisti si confondono e si perdono in un deserto dove si continua a «sparare» alle spalle di chi si batte con coerenza.
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