Победители

Национальная художественная прем...
Маттео Мельхиорре 0.0
L’ultimo erede di una dinastia decaduta, i Cimamonte, si è ritirato a vivere nella villa da sempre appartenuta alla sua famiglia. La tenuta giganteggia su Vallorgàna, un piccolo e isolato paese di montagna. Il mondo intorno, il mondo di oggi, nel quale le nobili dinastie non importano più a nessuno, sembra distante. L’ultimo dei Cimamonte è un giovane uomo solitario che in paese chiamano scherzosamente «il Duca». Sospeso tra l’incredibile potere del luogo, il carico dei lavori manuali e le vecchie carte di famiglia si ritrova via via in una quiete paradossale, dorata, fuori dal tempo. Finché un giorno bussa alla sua porta Nelso, appena sceso dalla montagna. È lui a portargli la notizia: nei boschi della Val Fonda gli stanno rubando seicento quintali di legname. Inaspettatamente, risvegliato dalla smania del possesso, il sangue dei Cimamonte prende a ribollire. Ci sono libri che fin dalle prime righe fanno precipitare il lettore in un mondo mai visto prima. L’abilità dell’autore sta nel mimetizzarsi tra le pieghe della storia, e fare in modo che abitare accanto ai personaggi risulti un gesto tanto istintivo quanto inevitabile. È quello che accade leggendo Il Duca, un romanzo classico eppure nuovissimo, epico e politico, torrenziale e filosofico, che invita a riflettere sulla libertà delle scelte e la forza irresistibile del passato. Con una voce colta e insieme divertita, sinuosa e ipnotica – inusuale nel panorama letterario nostrano – Matteo Melchiorre mette a punto un congegno narrativo dal quale è impossibile staccarsi.
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Франческо Бьянкони 0.0
In un mondo sospeso dal Virus, Dimitri ha scelto di fare ordine nel suo passato, disegnando a memoria la geografia delle case in cui ha vissuto. Per un giorno o una notte, per qualche anno o qualche mese, non importa. Quel che conta è che in ciascuna di queste case Dimitri ha lasciato o scoperto una parte di sé. In una ha capito di essere stato tradito, in un’altra si è rintanato dopo aver rischiato di essere ucciso di botte. In una ha sentito di essere solo, in un’altra ha sognato di invecchiare con Nina. Grazie a una scrittura densa e avvolgente, Francesco Bianconi ha creato un romanzo in cui possiamo rifletterci come in uno specchio, un libro che parla di chi eravamo, di chi siamo e di chi potremmo diventare domani, quando il mondo si riaprirà e noi torneremo a viverlo.
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Мариангела Мианити 0.0
Un romanzo su un piccolo paese della Bassa poco fuori Parma. Un romanzo sul dopoguerra, saldamente centrato fra gli anni Cinquanta e Sessanta, su un’Italia dove accanto alle spinte verso cambiamenti radicali sopravvivono sentimenti e gerarchie cupamente egocentriche e odiosamente oppressive. Sfruttatori e sfruttati convivono nella stessa famiglia e chi si sfianca di fatica guadagna una miseria pur essendo nella graduatoria della parentela figlia di quei genitori che sono gli sfruttatori. Lo sguardo che narra, e che impara via via a riconoscere e a misurare la qualità e la quantità delle emozioni e delle aspirazioni in gioco, è quello implacabile di una bambina fra i sei e i dodici anni che tutto annota e soprattutto controlla filtrando e passando al vaglio le prepotenze e gli assurdi cedimenti, che misura l’esattezza di quello che vede con l’esattezza di una dizione cristallina. Una dizione che sa rendere cristallino anche un dialetto ostico come il parmense e dintorni. La bambina è nell’ordine la terza generazione. Un’innocente va a frugare le profondità di un’avidità forse secolare, la scrittura che si vuole mantenere limpida mentre segna a dito la serie delle malvagità crea attese non prevedibili, e il noir aleggia sul romanzo come un incredibile interrogativo. Grande conferma dell’autenticità della visione infantile è l’episodio decisamente allarmane e che resta insoluto dell’abito color zabaione appeso alla corda nel cortile.

Nata a Parma, Mariangela Mianiti vive fra Milano e Locarno. Ex pianista, giornalista, scrittrice. Ha vinto i premi giornalistici “Cronista dell’anno” nel 2003 e “Maria Grazia Cutuli nel 2005. Per DeriveApprodi ha pubblicato Una notte da entraineuse. Lavori, consumi e affetti narrati da una reporter infiltrata (2005) e La vita Viagra (2010). Nel 2011 è uscito per Sonzogno il suo primo romanzo Anche il caviale stanca, commedia sociale dalle singolari coincidenze con la serie televisiva Un’altra vita, trasmessa su Raiuno nel 2014. Attualmente scrive per il quotidiano il manifesto su cui tiene la rubrica Habemus Corpus.
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Надя Фузини 0.0
«Ne ho conosciuti di assassini che, a vederli, gli avresti affidato tuo figlio».

«Sono venuta a confessare un delitto». È una creatura docile e gentile a proferire questa frase terrificante. Si chiama María, ha la fissità di una statua e negli occhi una luce ardente, la stessa dell'isola da cui proviene. L'agente di polizia che in Questura redige la confessione, pur intuendone la pericolosa ambiguità, resta ammaliato e desidera immediatamente conoscere ogni cosa di lei - forse perché, a volte, orientarsi nella vita di una donna significa per un uomo avvicinarsi con ostinazione a se stesso. Fra l'aspirazione al divino e la condanna di avere un corpo, María racconta la sua storia. E rievoca quando rinunciò a tutto per andare a vivere con quello che sarebbe diventato suo marito e insieme il suo carceriere: le loro notti di amore accanito e la vergogna del giorno dopo, la gabbia della gelosia e il miracolo della libertà che non si compie mai. Ammette di essere finita nel labirinto di una passione tanto ineluttabile quanto assassina. Adesso sta scappando, alla ricerca del suo unico figlio. Nadia Fusini, dopo aver prestato la voce a Virginia Woolf ed Emily Dickinson, Mary Shelley, Katherine Mansfield e Sylvia Plath, disegna una figura di donna che resterà a lungo nella mente del lettore. Con appassionata intensità e nitido rigore, ci guida nei tormenti di una storia d'amore in cui verità e menzogna si spartiscono quel niente che il destino lascia nelle mani degli uomini. E delle donne.
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Джулия Корсалини 1.0
Nina è una donna ucraina, di lingua russa, che arriva in Italia per accudire una signora anziana. Nel suo paese ha lasciato il marito malato e l'amata figlia Katja, a cui spera di poter assicurare un futuro, la laurea in medicina, il matrimonio.
La sua solitudine si divide tra le faccende domestiche e il risveglio di una passione per gli studi umanistici e per Čechov in particolare, che la spingono a frequentare l'istituto di slavistica dell'Università cittadina dove conosce il professore di Lingua e Letteratura russa, Giulio De Felice, che le offre un contratto temporaneo di docenza.
La loro relazione, in gran parte inespressa e fatta di piccole occasioni tristemente mancate, finisce tuttavia per trattenerla in Italia, compromettendo il rapporto con la figlia. Intanto, l'arrivo di un nuovo ricercatore offre a De Felice l'occasione di lasciare che Nina torni nel proprio paese.
Seguono anni di vuoto e silenzio, improvvisamente interrotti da un invito di De Felice che reclama la sua presenza a un convegno su Čechov.
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Джанни Бьондильо 0.0
Una generazione di ragazzi cresciuta all’inizio del secolo scorso nelle aule dell’Accademia di Brera volle rivoluzionare l’arte. Si chiamavano Boccioni, Erba, Sironi, Carrà, Russolo. Seguivano le idee avanguardiste del più anziano tra loro, Filippo Tommaso Marinetti, l’inventore del futurismo. Con le loro furibonde serate artistiche animarono la città e scandalizzarono i benpensanti milanesi. Erano sinceri interventisti, idealizzavano la guerra come igiene del mondo e partirono senza indugio per il fronte nel Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti Automobilisti. Molti di loro non tornarono. Fra questi c’era un giovane comasco, Antonio Sant’Elia, architetto dal talento luminoso ma sfortunato. Tutto ciò che ci resta di lui sono una manciata di disegni, ma così belli, così geniali da influenzare l’immaginario dell’intero Novecento. Morì da eroe, sul Carso, nel 1916, esattamente cento anni fa. È lui il protagonista di questo romanzo corale dalla scrittura vibrante e appassionata, capace di farci rivivere l’epopea di una nazione. Gianni Biondillo racconta i sogni e le speranze di questi giovani italiani, illusi dalla retorica dannunziana che li portò sul campo di battaglia a cercare la bella morte. Per scoprirla insanguinata e orribile.
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Надя Терранова 0.0
Messina, 1977. Aurora, figlia del fascistissimo Silini, ha sin da piccola l'abitudine di rifugiarsi in bagno a studiare, per prendere tutti nove immaginando di emanciparsi dalla sua famiglia, che le sta stretta. Giovanni è sempre stato lo scavezzacollo dei Santatorre, ce l'ha con il padre e il suo «comunismo che odora di sconfitta», e vuole fare la rivoluzione. I due si incontrano all'università, e pochi mesi dopo aspettano già una bambina. La vita insieme però si rivela diversa da come l'avevano fantasticata. Perché la frustrazione e la paura del fallimento possono offendere anche il legame piú appassionato. Perché persino l'amore piú forte può essere tradito dalla Storia.
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Лаура Париани 0.0
«Cosa resta a fare un giovane in questa Europa decrepita? Meglio l'America col suo azzardo dell'ignoto: quando piove, chi non ha casa se la trova...» È il 1907 quando Dino Campana fugge da Marradi alla volta di Montevideo e poi dell'Argentina. Dato che di quel viaggio non esistono fonti certe, Laura Pariani ipotizza un percorso che dalle rive del Paraná lo porta ai bordelli di Rosario fino ai cantieri ferroviari di Bahía Blanca. Come succederà mezzo secolo dopo al giovanissimo Che Guevara partito a conquistare il mondo su una motocicletta, per il ventenne Dino il vagabondaggio attraverso il Sudamerica - a piedi o su mezzi di fortuna - sarà un'occasione per conoscersi e sentire «con delizia l'uomo nuovo nascere». Una ventina d'anni dopo, durante la reclusione a Castel Pulci - tra le angherie dell'infermiere Calibàn, i pasti insipidi e le notti insonni - le domande dello psichiatra Carlo Pariani innescano nel poeta vivide memorie, lettere o telefonate mentali a compagni di viaggio, resoconti di ubriacature e feste selvagge nella pampa, in mezzo a una «natura ineffabilmente dolce e terribile». Con una scrittura densa di atmosfere sudamericane, mescolando echi dei Canti Orfici con la lingua degli emigranti italiani, Laura Pariani tratteggia il contrasto tra la fiammeggiante vitalità di quella fuga giovanile e l'oscurità dell'ultima tappa del viaggio terreno di Campana.
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Стефано Валенти 0.0
Una valle severa. In mezzo, il lento andare del fiume. Un uomo tira pietre piatte sull’acqua. Il figlio lo trova assorto, febbricitante, dentro quel paesaggio. E' lì che ha cominciato a dipingere, per fare di ogni tela un possibile riscatto, e lì è ritornato ora che il male lo consuma. Ma il male è cominciato molto tempo prima, negli anni settanta, quando il padre-pittore ha abbandonato la sua valle ed è sceso in pianura verso una città estranea, dentro una stanza-cubicolo per dormire, dentro un reparto annebbiato dall’amianto. Fuori dai cancelli della fabbrica si lotta per i turni, per il salario, per ritmi più umani, ma nessuno è ancora veramente consapevole di come il corpo dell’operaio sia esposto alla malattia e alla morte. Lì il padre-pittore ha cominciato a morire. Il figlio ha ereditato un panico che lo inchioda al chiuso, in casa, e dai confini non protetti di quell’esilio spia, a ritroso, il tempo della fabbrica, i sogni che bruciano, l’immaginazione che affonda, il corpo subdolamente offeso di chi ha chiamato ‟lavoro” quell’inferno. Ci vuole l’incontro con Cesare, operaio e sindacalista, per uscire dalla paura e cominciare a ripercorrere la storia del padre-pittore e di tutti i lavoratori morti di tumore ai polmoni. È allora che il ricordo diventa implacabile e cerca colori, amore, un nuovo destino.
Dai primi romanzi di Paolo Volponi nessuno è riuscito a ‟entrare” in fabbrica con la potenza, il nitore, la stupefazione di Stefano Valenti, e quello che sembra un mondo perduto torna come il rimosso infinito della sopraffazione.
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Адриан Брави 0.0
L’albero e la vacca racconta la storia di un bambino, Adamo, che assiste da sopra a un albero alla separazione dei genitori. Seduto sul ramo del tasso, dopo aver mangiato le sue velenosissime bacche, Adamo vede apparire una placida vacca che rasserena l’orizzonte. L’irresistibile comicità di Bravi nasce dai serissimi sforzi dei suoi personaggi per risolvere situazioni spinose. L’autore riesce a far ridere restando serio, come il grande comico americano Buster Keaton. Al suo protagonista bastano poche bacche velenose e una mansueta allucinazione per affrontare il dolore, sbarcare nell’età adulta e lasciarsi la famiglia alle spalle. Con la sua prosa comica e visionaria, Adrián N. Bravi racconta il quotidiano, trasformandolo in un’avventura fantastica, e viceversa.
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Марко Миссироли 0.0
La devozione verso tutti i figli, al di là dei legami di sangue: è il senso dell'elefante, codice inscritto in uno dei mammiferi più controversi, e amuleto di una storia che comincia in un condominio di Milano. Pietro è il nuovo portinaio, ha lasciato all'improvviso la sua Rimini per affrontare un destino chiuso tra le mura del palazzo su cui sta vegliando. Era prete fino a poco tempo prima, ora è custode taciturno di chiavi e appartamenti, segnato da un rapporto enigmatico con uno dei condomini, il dottor Martini, un giovane medico che vive con moglie e figlia al secondo piano. Perché Pietro entra in casa di Martini quando non c'è? Perché lo segue fino a condividere con lui una verità inconfessabile? Il segreto che li unisce scava nel significato dei rapporti affettivi, veri protagonisti di un intreccio che si svela a poco a poco, arrivando all'origine di tutto: una ragazza conosciuta da Pietro quando era un sacerdote senza Dio, in una Rimini dura e poetica, a tratti felliniana. Qui inizia questa storia che accompagna i suoi personaggi nella ricerca di un antidoto alla solitudine dei nostri tempi, verso una libertà di scelta, e di sacrificio.
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Винченцо Латронико 0.0
Lottiamo con ogni forza per inseguire il successo, il denaro, la felicità. Ma cosa fare quando il talento non basta e il gioco pulito non conduce a niente?
Quanti fallimenti ci vogliono perché una colomba si trasformi in falco?
La cospirazione delle colombe è la storia di questa trasformazione. Alfredo Cannella è figlio di un ricco imprenditore veneziano; Donka Berati è un orfano albanese, approdato all’Università Bocconi con una borsa di studio. Sono brillanti, ambiziosi, decisi a prendersi tutto ciò che credono di meritare: fra loro nasce un’amicizia che li accompagnerà lungo traiettorie parallele ma spesso sovrapposte, costellate di speculazioni finanziarie, rischiosi passi falsi, piccole truffe e grandi progetti immobiliari.
Entrambi affrontano la propria carriera come una sfida: Alfredo per dimostrare al padre quanto si sbagli a considerarlo inetto e viziato, Donka per ribellarsi a un destino in apparenza già segnato. Ma quando una sfida non finisce nel migliore dei modi, chi vuole vincere deve ricorrere ai peggiori.
Sullo sfondo di un’Europa unita dai flussi economici, centrata sulla Milano delle colossali trasformazioni urbanistiche, Vincenzo Latronico intesse con sorprendente padronanza un racconto di ampio respiro, animato da grandi passioni – l’ambizione, l’invidia, l’amore –, che tocca un problema morale al cuore della società contemporanea: le ragioni, le giustificazioni e le scuse per cui tradiamo chi si fida di noi.
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Давиде Феррарио 0.0
Mancano pochi giorni alla fine della pena per rapina a mano armata e omicidio, quando Ulisse Bernardini riceve una lettera; è di sua figlia Gretel, una ragazza di vent’anni che non ha mai conosciuto e che ora gli chiede di poterlo andare a trovare in carcere. Ulisse è stato un bandito, un rapinatore di banche, affascinante, intelligente, amante della bella vita, ma adesso non vede alcun futuro davanti a sé. Padre e figlia si incontrano. C’è dell’imbarazzo. C’è dell’emozione. Lei rompe il ghiaccio e invita il padre a un viaggio verso Sud. A bordo di una Panda, lungo le strade che tagliano l’Italia in verticale, i due imparano faticosamente a conoscersi finché Gretel mette Ulisse davanti a un dilemma atroce.
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Роберто Тирабоски 0.0
Da quando è morta la donna che amava, il professor Gregorio Morganti vive tormentato dall’insonnia e in balìa di fenomeni inquietanti e inspiegabili, Eleonora è stata trovata annegata in pochi centimetri d’acqua, sulla riva del fiume, davanti alla villa dove vivevano, nei pressi di un manicomio abbandonato.
Un incidente, hanno detto le autorità giudiziarie, ma Cosma, il fratello gemello di Eleonora, un obeso di centosessanta chili, è convinto invece che dietro la tragedia si nasconda un mistero. Gregorio, ormai giunto al limite del crollo fisico a causa dell’insonnia, decide di ricoverarsi in una clinica del sonno, un ex sanatorio un po’ lugubre, isolato tra le montagne.
Qui fa conoscenza con gli altri ospiti, tutti affetti da gravi disturbi: oppressione spettrale, narcolessia, parasonnia violenta. Isolato nella Dimora del sonno, lontano dal mondo reale, mentre bruciano gli ultimi fuochi della guerra in Bosnia, Gregorio, con l’aiuto del professor Celionati, lo stravagante direttore della clinica, fa un viaggio nelle profondità della sua anima e scopre una terribile verità sulla morte di Eleonora che gli impone di portare lo sguardo nelle parti più oscure del proprio Sé. Solo attraverso la scoperta e la pratica del “sogno lucido” Gregorio alla fine troverà una risposta al mistero che gli impedisce di vivere e di amare. Un romanzo di grande suspense sul mondo misterioso del sonno, avvolto in un’atmosfera minacciosa che non ha precedenti nelle nostre lettere.
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Андрей Лонго 0.0
Vanessa che «quando si mette le calze nere e la gonna corta di pelle pare proprio ’na femmina»; il tredicenne che di fronte alla sofferenza della madre è capace di un gesto terribile: «perché qualcuno doveva farlo», perché «ci sta un limite a tutto»; la ragazza che a una sola persona, un gatto di stoffa chiamato Monnezza, può raccontare che cosa significhi subire sul proprio corpo la violenza di un adulto; il piccolo malavitoso costretto ad abbassare gli occhi davanti a un anziano pensionato pacatamente deciso a non abbassare i propri; Reibàn, che nel corso di una notte balorda in compagnia dei suoi amici Panzarotto e Rolèx ruba la macchina sbagliata e dovrà pagarla cara: sono solo alcuni dei personaggi che il lettore incontrerà in questi dieci racconti – dieci come i dieci comandamenti – e che difficilmente riuscirà a dimenticare. Perché ognuno viene fuori dalla pagina di Andrej Longo con una esattezza quasi dolorosa – con le sue paure e i suoi rimorsi, le sue viltà e la sua grazia –, in virtù di una scrittura asciutta ed esigente, tutta costruita su dialoghi rapidissimi, scarni, a volte brutali. Nei racconti di Longo non c’è mai una parola superflua, ma ci sono tutte quelle che servono a darci, di quell’universo metropolitano che si chiama Napoli, un’immagine radicalmente nuova – e folgorante.
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Антонио Паскаль 0.0
Dopo il successo di Passa la bellezza e La manutenzione degli affetti (Einaudi), Antonio Pascale, uno dei più acclamati autori della nuova generazione, fa il suo ingresso nel catalogo minimum fax.
S'è fatta ora è un romanzo in cinque episodi, che mette a fuoco quelle volte in cui la vita ha cambiato il suo passo: ha accelerato, si è scomposta, si è incarognita, si è biforcata verso il sentiero del successo o sulla strada che conduce al capolinea. Ha fatto tutto questo e noi al momento non ce ne siamo accorti, forse perché eravamo troppo impegnati a vivere l'ora.
In queste pagine aspre e divertenti incontriamo Vincenzo Postiglione (alter ego dell’autore già presente negli altri libri di Pascale) alle prese con cinque momenti chiave e altrettanti temi centrali della vita di un uomo: la giovinezza, lo Stato, l'amore, la scienza e il dolore. Cinque iniziazioni (sentimentali, civili, esistenziali) che si intrecciano tra loro dando vita a un particolarissimo, indimenticabile romanzo di formazione.
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Джорджо Мессори 0.0
Da una stanza situata nel cuore di Tashkent, in Uzbekistan, Giorgio Messori resiste al disagio di una guerra invisibile scrivendo: del suo arrivo nella Città del pane e dei postini, del lavoro di insegnante, dei viaggi e degli incontri nelle città uzbeke e poi fra i laghi e le montagne kirghise. Primo, vero esordio di uno scrittore di talento allevato alla scuola di Gianni Celati e Luigi Ghirri, Nella città del pane e dei postini narra di un uomo che ha viaggiato a lungo nello spazio e nel tempo della propria memoria prima di incontrare la sua vera casa, «il grande cielo dell'Asia»: chi si abitua al cielo non contemplerà più confini; poiché la terra è come il mare, le montagne le sue onde.
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Давиде Лонго 0.0
È sera in una valle del Piemonte al confine con la Francia. Cesare è nella sua baita quando si accorge che manca l'acqua. Sale a dare un'occhiata. Al torrente lo aspetta una macabra scoperta: è il cadavere del suo amico Fausto, morto assassinato, a tappare la condotta. La voce si sparge in fretta e la gente non parla volentieri. Tutti, polizia compresa, sono convinti che il delitto sia legato al traffico di clandestini attraverso il passo. Un regolamento di conti insomma. Il commissario, una donna bella e forestiera, sa che Cesare è stato un personaggio chiave di quel mondo e cerca di scoprire la verità. Una verità cui Cesare arriverà indagando da solo sulla morte dell'amico, scoprendo che il movente è da ricercare in un'altra direzione.
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Ромоло Бугаро 0.0
Qualcuno si trova al momento giusto nel posto giusto - un ragazzo qualunque, con i sogni normali di oggi e con gli astratti furori di sempre - e allora cambia, dentro di sé, e cambia il proprio sguardo sul mondo, mentre il fuoco divampa. Qualcun altro si trova al momento sbagliato nel posto sbagliato - un piccolo imprenditore qualunque, un anello della spina dorsale economica del nostro paese - e brucia, in quel fuoco, ciò che gli resta di una vita già logora, consumata. Una notte difficile, di attesa, un mattino incandescente, sullo sfondo dei nostri anni e forse già dei prossimi: in questo breve, intensissimo spazio di tempo Romolo Bugaro allestisce una tragedia che prende forma dalla vita quotidiana dei personaggi.
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Санто Пьяццезе 0.0
«Sa qual è la cosa più strana delle valanghe? È che talvolta, scendendo a valle a grande velocità, provocano una terribile turbolenza ai margini della massa. Un vento fortissimo, una specie di soffio capace di sradicare alberi, scoperchiare case, travolgere gli uomini come fuscelli. Uno pensa di stare al sicuro, di lato, lontano e invece ...». Per il commissario Vittorio Spotorno, il duplice omicidio della 127 azzurra è un caso che lo costringe a riepilogare la sua vita. Uno dei due picciotti uccisi nella macchina - una strage mafiosa, si presenta, con tutto il corredo del caso, gragnola di proiettili e corpi crivellati -, è l'amico di giochi Rosario. Questo lo riporta alla sua infanzia vissuta in quartieri dove il capriccio del caso avrebbe potuto condurre il filo della sua esistenza in modi impensati, verso destini opposti a quelli a cui effettivamente poi si diresse la vita. Ma l'indole che ricorda di Rosario, il suo ambiente semplice e piccolo borghese, gli sembra stridere con la qualità mafiosa dell'evento criminale, che per giunta stringe nei suoi nodi in successione personaggi che non hanno avuto, alla peggio, che qualche caduta, qualche sbandamento, e sembrano proprio i fuscelli, illusi di essere al sicuro, travolti dal soffio della valanga. È una città amara quella in cui circola Spotorno, tanto diversa da quella del suo amico La Marca che torna in questo poliziesco di Piazzese come comparsa - dopo essere stato il protagonista del primo romanzo I delitti di via Medina-Sidonia, a cui questo racconto rimanda per coincidenze di tempo e spazio come una specie di controcanto -: quasi a segnalarci il peso greve di una metafora. L'attraversa, fuggevole, davanti agli occhi dell'investigatore, una signora che lascia come traccia un senso di inquietudine dolorosa. La Dama Bianca il commissario la denomina. Seguendola, per un intuito prepotente, il poliziotto verrà a capo di un intrigo che non riusciva a sembrare quello che era: e decifra quale, tra i delitti, era il contenuto e quali il contenente.
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Диего Де Силва 0.0
Rosario, undici anni, un completino da calciatore nella borsa degli allenamenti, va a compiere la sua prima esecuzione di camorra al termine di un lungo tirocinio d'istruzione a uccidere. Tornando nel suo quartiere in metropolitana, ripercorre a ritroso le tappe più significative del cammino che lo ha portato fino a quel punto. E la storia di Rosario diventa il racconto di un mondo spaventoso, che è il nostro mondo. De Silva racconta uno dei peggiori delitti che la criminalità contemporanea abbia scelto di commettere: il furto dell'infanzia.
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Уго Корниа 0.0
Un ingenuo e provvisorio abitante del mondo - o meglio, forse: «di un bordo del mondo, sempre a pelo della sparizione» -, racconta della sua crescita e formazione così come la rivisse nei tre anni fatali in cui il nucleo più importante dei suoi affetti (una zia, la madre e infine il padre, a brevi intervalli) venne precocemente a mancargli. Uno spazio di tempo sospeso tra sogno e sfacelo, su un tempo «faticoso ma bello», conosciuto da una specie di «cervello totale», formato da lui stesso e dalla parte di sé che quegli affetti ritenevano gelosamente, che attraversa esperienze nuove e ridefinisce le antiche, finendo col riepilogare un mondo e annotarne per sempre i suoi più vitali significati. Nell'attesa, nell'incubazione e nella riuscita di «una felicità a oltranza». Ugo Cornia è un giovane scrittore alla sua prima opera, dallo stile capace di riprodurre i toni del vitalismo della civiltà antica dei municipi italiani e, insieme, di vibrare con le sensazioni estraniate e dislocate dell'esperienza giovanile. Una lingua immediata e attuale, ma con un nucleo di classicità e di smaliziata autoironia.
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Марко Лодоли 0.0
Tito ha 25 anni e lavora all'ufficio postale di un paesino, quando gli arriva una lettera da Roma che gli cambia la vita. Quella lettera, spedita da una piccola rivista letteraria, contiene un grande imperativo: «scrivi!» Tito lascia il lavoro, il paese, gli affetti, e parte per la capitale. Si fa poeta con la leggerezza di un predestinato, poi cerca - inutilmente - di entrare in contatto con la rivista, che sembra aver chiuso da anni. Intanto conosce Aurelio e Morella, che diventano suoi compagni di strada. Aurelio ha una gamba artificiale, un cuore generoso e meschino, ed è tenuto in piedi da uno smisurato desiderio di vendetta. Morella è un'indovina incapace di indovinare, squassata dal dolore del mondo fino all'annichilimento. Loro tre insieme sono «come bambini che nel gelo della stanza inventano un fuoco e bruciando cataste di desideri lo tengono vivo». Ognuno attraversa con entusiasmo e goffaggine il proprio destino, fino alla fine, e dall'alto c'è qualcuno che guarda. Forse al fantomatico direttore della rivista i disegni del tappeto del mondo paiono fiori fragili e perfetti.
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Джузеппе Феррандино 0.0
«Il mio padrone è Luigino Pizza, che tutti lo chiamano così a causa delle pizzerie ... Io mi chiamo Pericle Scalzone ... Di mestiere faccio il culo alla gente». Così comincia Pericle il Nero, primo romanzo di un autore che ha alle spalle una scuola severa di sceneggiatore di fumetti e una vita a dir poco avventurosa – che racconta però malvolentieri, preferendo raccontare storie. Questa di Pericle è un impeccabile noir, girato come un buon film americano degli anni Quaranta, con un ritmo secco, un plot che non perde un colpo e personaggi che hanno uno spessore del tutto ignoto ai cliché imposti dal genere: Pericle, l’uomo-cane che diventa uomo e acquisisce consapevolezza di sé attraverso il rifiuto delle regole del suo mondo e l’incontro con una strana donna; e questa donna, Nastasia, la polacca finita a lavorare a Pescara in una fabbrica di copertoni, che se lo porta a casa e se lo porterà, forse, anche più lontano; e Signorinella, la temibile e potentissima sorella del boss Ermenegildo Coppola, capo delle supplicanti di san Gennaro, che, «quando parlava di uccidere, si metteva le mani sulla faccia perché non le piaceva e diceva che tutti sono figli di mamma»; e gli altri, attori e comparse delineati con pochi tratti precisi, in una lingua asciutta ma venata delle coloriture, talvolta inattese e sempre misuratissime, del parlato popolare. Pericle il Nero è apparso nel 1993 da Granata Press, ma gli unici che abbiano dato segno di essersene accorti sono stati i francesi, i quali due anni dopo lo hanno pubblicato nella celebre «Série noire» di Gallimard.
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