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10. Ho vomitato l’anima
Ho vomitato l’animaierie adesso mi sento più leggeroposso nuotare liberosenza zavorre di rimorsi e cattiverieHo vomitato l’animaierie ho sporcato il cessoNon so cosa mi uscisse dal corposembrava limatura di ferromischiata a cotone insanguinatoforse aveva segato le sbarreper poter scappareforse si era feritaforse infettataHo vomitato l’animaierima non è stato come me l’aspettavoPensavo che attendessele trombe del Giudizio Universalela barca di Caronteo almeno un rintocco di diafane campaneNiente.Non ce la faceva più a restarmi dentro.ScalciavaUrlavaSoffocavae io mi forzavosopportavoperché pensavo che fosse indispensabile avere un’animae anche lei pensava d’aver bisogno d’un corpoE’ strisciata via dalla mia boccala sua coda era lunga e spinosae si agitava guardandosi attornoHo vomitato l’animaierie chissà dov’è finitaSembrava fatta di mercurioimprendibilecome quando ce l’avevo dentroe mi rovesciavano come un guantorestando attoniti davanti alle mie pareti lisceHo vomitato l’animaierie oggi i Nullibisti di Henry Mooremi vogliono già come loro capolistaalle prossime elezioniAppena sei vuotovieni scelto per rappresentare gli altriUn bidone che può contenerepiù rifiuti possibiliRifiuti di cartaRifiuti di carneRifiuti nati per essere rifiutiRifiuti fatti per non essere rifiutiHo vomitato l’animaierie forse mi manca già:non so più con chi mentirequando sono soloquando sogno soloIl letto a volte m’ingoiami accoglie sorridentee poi si piega a metàcome una pizza mangiata con le manie io mi sento digerito nei sognidigerito bene quando non li ricordodigerito male quando i miei occhial risveglio si spalancano di colpo e mi sputano fuoriHo vomitato l’animaierie forse se ne sta nascosta nel sifonearringando grumi di capelli, microbi, saponie incrostature nere di chissà cosaCosa starà dicendo di me?Se ne parlerà male ogni mattina il lavabos’intaserà per scioperoEppure anche voi, Popolo dello Scarico,avevate fiducia del mento che intravvedevate dal bucoNon lasciatevi corrompere anche voi come ho fatto ioora lei è la vostra guida come lo è stata per me,vi farà diventare profumati, bianchi & pulitiUn Popolo dello Scarico senza identitàVoi abituati a guardare dal basso in altoe a provarci gustoCome quando io bambino alzavo lo sguardoe vedevo le nuvole marzolineimpigliarsi nei baffi di mio padreo la mano di mia madreche pendeva come una lianaa cui appendermi sicuroHo vomitato l’animaierie fu forse rigurgito infantile,latte e biscotti al plasmonscaldati dal mio giovane ventreAvere un’anima al plasmonAl napalm, al plancton, al clacsonAvere un’anima e vomitarlae quel vomito animarloNon è colpa mia se anche staserasono costretto a inventarmi storie che nessuno mi racconta maie non è neanche questioned’essere un eterno bambino,perché gli altri non sono cresciutisono soltanto già mortie al Cimitero sì, ci vado a giocare,ma la noia ben presto si trasforma in zanzare buieMangio bestie morte fatte a fetteHo l’immagine di un moribondo sopra il mio lettoHo studiato e amato le opere di uomini mortiLe cose morte mi hanno sempre nutrito corpo e animaE il primo è dannatamente vivo e instancabileE la seconda addirittura è fuggita viaHo vomitato l’animaierie chi se ne fregaAl primo freddo rientrerà da solacome un gatto scappato sui tettiche rientra starnutente e arruffatoForse si starà proprio azzuffandocon i gatti che in varie epoche mi sono stati accantoe che per tutta la loro vitaamarono di me soprattutto le maniquando si trasformavano in ciotole pieneo in spazzole ossute caldeHo vomitato l’animaierima tu mi sei rimasta dentroEravate nella stessa cellae lei se n’è andata senza dirti nullao sei tu che sei voluta restare:ti manca poco per uscire regolarmenteperché scappare, dunque?No, tu mi sei rimasta dentrodentro come sempreE’ uscito di tutto dal mio corpoUmori, bestemmie, sogni, raffreddori, denti da latteAdesso anche l’animaE’uscito di tutto, dicevo,tranne tee tranne meHo vomitato l’animaierisembrava un mazzo di rose sul pavimentocome uno di quelli che mi facevano arrossire al ristoranteperché non sapevo cosa dovevo faree ti avrebbe tenute le mani occupate tornando a casaQuelle mani, ahimè soltanto due,che avrei voluto sanguisughe da salasso su di me,dieci, venti soffici ventose tiepide sulla schienaa togliere umidità, vuoto ed amarezza.Ho vomitato l’anima,ieri.